Lei con quel vestito da sera "cosi intonato ai tuoi occhi, cara" o perlomeno cosi gli aveva detto il tipo del negozio, nella speranza di chiudere la giornata con un'altro acquisto. Il vestito nella foto risaltava il suo fisico, e quella sera aveva indossato il suo sorriso più falso, il sorriso da serata mondana, solo per loro.
"Sono le parole più silenziose, quelle che portano la tempesta. Pensieri che incedono con passi di colomba guidano il mondo." F. Nietzsche
lunedì 17 dicembre 2012
Una lacrima a commento
Lei con quel vestito da sera "cosi intonato ai tuoi occhi, cara" o perlomeno cosi gli aveva detto il tipo del negozio, nella speranza di chiudere la giornata con un'altro acquisto. Il vestito nella foto risaltava il suo fisico, e quella sera aveva indossato il suo sorriso più falso, il sorriso da serata mondana, solo per loro.
martedì 16 ottobre 2012
Sai perché?
Era più di un anno fa, un sabato sera.
Me ne stavo tranquillo ad affrontare le solite quattro cavolate che la vita ti pone davanti e che tu, per forza di routine, chiami problemi. Volevo solo passare un sabato tranquillo, magari non uno originale ma una serata con gli amici che ha sempre quel suo che di comico. Abbiamo (oppure l'ho suggerito io quella sera? Non mi ricordo bene, forse ho convinto io gli altri a venire.) deciso di andare al ristorante cinese.
Me ne stavo tranquillo ad affrontare le solite quattro cavolate che la vita ti pone davanti e che tu, per forza di routine, chiami problemi. Volevo solo passare un sabato tranquillo, magari non uno originale ma una serata con gli amici che ha sempre quel suo che di comico. Abbiamo (oppure l'ho suggerito io quella sera? Non mi ricordo bene, forse ho convinto io gli altri a venire.) deciso di andare al ristorante cinese.
"Quello su via Piave, che dicono sia più buono".
mercoledì 9 maggio 2012
L'insostenibile responsabilità della democrazia
Discutendo con un amico su un mio post circa gli ultimi risultati
elettorali, ho riflettuto anche su come tutto stia cambiando, anche a
livello politico.
Sembrano davvero lontani i tempi del "ghe pensi mi" berlusconiano...i partiti sono diventati la valvola di sfogo dell'odio cittadino: ladri, corrotti, sempre a magnare, una casta che è ormai lontana dal pensare del popolo ecc.
Sembrano lontani anche i tempi in cui gli scontri dialettici degli italiani medi erano pro o contro tra di loro e tra i loro pensieri, come se si trattasse di una partita di calcio (pdl vs pd, sinistra vs destra, comunisti vs magnamagna). Ora la parola d'ordine è "fate tutti schifo, è colpa vostra se siamo ridotti cosi".
Sembrano davvero lontani i tempi del "ghe pensi mi" berlusconiano...i partiti sono diventati la valvola di sfogo dell'odio cittadino: ladri, corrotti, sempre a magnare, una casta che è ormai lontana dal pensare del popolo ecc.
Sembrano lontani anche i tempi in cui gli scontri dialettici degli italiani medi erano pro o contro tra di loro e tra i loro pensieri, come se si trattasse di una partita di calcio (pdl vs pd, sinistra vs destra, comunisti vs magnamagna). Ora la parola d'ordine è "fate tutti schifo, è colpa vostra se siamo ridotti cosi".
sabato 3 marzo 2012
Troppo grandi per le favole
Ormai vedere il giornale sullo schermo della tv o del pc oppure sfogliarlo nella sua versione cartacea equivale a fare un salto in un mondo fantastico. E' un mondo dove la prima regola è sempre stata "creare storie per creare pubblico" e cosi pare che si regolino tutti i giornalisti.
martedì 7 febbraio 2012
Appunti di viaggio - Bolzano 2011 (II parte)
Sul treno regionale veloce Bolzano - Bologna 12.45
28 dicembre 2011
Impianti fotovoltaici, vigne, centrali idroelettriche scorrono sotto i miei occhi, accompagnate dalle note dei Genesis (ultima mia scoperta, naturalmente in ritardo, in fatto di musica). Dieci e passa stazioni mi attendono davanti, attraverso 3 regioni.
"Dove passano i treni" cantava Ligabue e se quella canzone è perfetta per le piccole stazioni di passaggio come Latina, per il viaggio serve una canzone più riflessiva ma anche accesa; altrimenti il leggero dondolio del treno potrebbe farmi cadere addormentato a nenche metà del viaggio.
Stazione di Ora- Auer, quattro case in fila e qualche azienda, ma già a prima vista mille volte più pulita di una stazione di Cisterna o di Campoleone.
Pensiero: musica e viaggio sono la stessa cosa. Cosi come scorrono le note, cosi scorrono le anse della valle e gli alberi intorno a me, lungo la ferrovia.
A Mezzacorona cessa la segnaletica in tedesco; sono finalmente rientrato completamente nel mio paese (privilegi fiscali della regione a statuto speciale a parte naturalmente!).
Verso le 14 mi arriva una telefonata pazzesca: rispondo ad un numero non conosciuto ma visibile ed una voce di una persona anziana, chiaramente meridionale, mi recita una sorta di pensiero zen:
Io: Pronto, chi è?
Lui: Pronto! Cosi finisce la storia. Il figlio che parte ed il vecchio che attende... o qualcosa del genere, dopodichè attacca il telefono.
Un pazzo? Un povero uomo troppo solo che chiama numeri a caso solo per parlare con qualcuno? Non ne avevo abbastanza di storie strane in vita mia?
Stazione di Rovereto, dove Goethe entrò finalmente in Italia; osservo i con piacere scene già viste e quotidianità tutta italiana. Il treno lentamente si riempe e l'odore magicamente si incupisce, ma anche questa è una peculiarità tutta italiana. Ho occupato 4 posti per me e la valigia, mi dispiace fare il cafone ma ci sono molti posti liberi ancora e poi non ho altro posto dove mettere la valigia dato che queste sbarre sopra sono troppo piccole!!
Peculiarità: ci sono 10 posti per fila, infatti invece che due set di poltrone a destra e sinistra divise per 4 posti qui ci sono da un lato le classiche 4 poltrone e dall'altro ce ne sono 6, 3 davanti ad altre 3, riducendo il corridoio di passaggio ad uno spazio molto più piccolo.
Ecco Trento, la prima medio/grande città, completamente Italiana e non riesco a non pensare a quanta gente è morta, prima dell'Europa unita, affinchè queste case potessero esporre il tricolore.
Verona Porta Nuova è immensa come stazione, o forse è solo la sensazione che dà. E' la prima volta che la vedo e non ho mai visto cosi in fila cosi tanti treni merci e passeggeri. Tuttavia osservandola è possibile che sia più piccola di Roma Termini, ma dopo le tante stazioncine vederne una cosi grande è sempre un cambio di prospettiva. Manca poco a Bologna, ma da lì sarò solo a metà del viaggio.
Pausa sigaretta e si riparte in perfetto orario, e da qui decido di mettere i Led Zeppelin - Mothership percorrendo il mio paese in giù, Veneto ed Emilia.
Alla stazione di "Isola della scala" vado di "Tutti vogliono viaggiare in prima" di Ligabue, infatti tutta questa pianura me lo chiama; è la sua terra questa, la sua Emilia di lambrusco, coltelli e popcorn, e quindi anche le sue sonorità e le sue melodie. Ripendandoci: quanto può essere piatta e monotona l'Emilia!!
Ti credo che qui Pascoli non scriveva d'altro che dei soliti 4 temi...qui è solo e sempre campi, uccelli , case, cascine, canaletti di scolo e pianura, dio quanta cazzo di pianura, nà monotonia!!(correzione postuma: Pascoli era romagnolo) Almeno a Latina i monti sul fondo e la brezza del mare ce l'abbiamo, qui è solo un immenso spazio di agricoltura!!
Arrivo a Bologna, una veloce sosta sigaretta in attesa del Frecciarossa che mi porterà a Roma e poi casa.
Ho un orsacchiotto di peluche ed un carillon che mi tengono compagnia.
lunedì 6 febbraio 2012
Appunti di viaggio - Bolzano 2011
28 dicembre 2011
Stazione di Bolzano 11:55
Sto tornando dopo una settimana passata sulle piste da sci. Innanzitutto ho scoperto con disappunto di non aver molta scelta sui treni: o prendo un Frecciargento che parte alle 17 e arriva alle 21 a Roma (per la modica cifra di 81€) oppure, ed è la soluzione che ho scelto, regionale veloce Bolzano-Bologna. E da lì, tra Frecciarossa, argento, IC, ecc, la scelta abbonda.
Scopro con terrore che la stazione di Bolzano è completamente all'aperto e con -2c° fuori non è il massimo aspettare il treno al gelo. Fortunatamente il binario è già segnato ed il treno è li su il binario, con il riscaldamento acceso, ad attendermi una buona mezz'ora prima dell'orario di partenza.
La stazione è bellissima: incastonata tra monti verdi con lo sfondo di montagne innevate. Una croce bianca troneggia sopra di esse e anche se appare minuscola da qui, sembra portare protezione e buona speranze per il viaggio ( e ciò detto da un agnostico part-time come il sottoscritto è tutto dire).
6 binari per il traffico civile ed i restanti 10/13 lasciati al traffico commerciale e notturno. Ma evidentemente ciò non basta: sulla A22 ho incontrato una miriade di camion da e per la Germania; qui il rapporto con il mondo tedesco è stretto. Tutto bilingue, tutto prima scritto, pensato, detto prima nella lingua di Goethe che in quella di Dante.
Perfino i ragazzi al bar parlano tedesco tra di loro ( e con queste prospettive economiche, chi può biasimarli?), ma il mio barlume di speranza è dato dal fatto che in ogni discussione da me origliata (si, lo sò sono passibile di stalking) un "ciao" finale o altre parole chiaramente italiane messe nel discorso per dargli un suono più delicato, erano sempre presenti.
Mentre scrivo un treno di Volkswagen nuove di zecche passa mi passa affianco, aggiungendo un tocco di moderna tecnologia al quadro paesaggistico della natura.
La città è bellissima, con dei portici che ricordano Bologna, ma più puliti, più ordinati. I ragazzi e ragazze sono tutti molti belli: un miscuglio tra l'alto e biondo del nord ma addolcito dall'Italianità dei loro volti nei quali si riconosce un tocco del nostro sole.
"Überschreiten der Geleise verboten" recita la scritta che dovrebbe significare il nostro più blando e permissivo "Vietato attraversare i binari" sebbene il significato sia il medesimo; ma noto che è vero il detto "tutto il mondo è paese", dato che anche qui la gente che attraversa fregandosene ce n'è e non credo che siano tutti discendenti di Masaniello. Naturalmente il treno parte in orario spaccato senza bisogno di rivolgermi al duce. (continua...)
Stazione di Bolzano 11:55
Sto tornando dopo una settimana passata sulle piste da sci. Innanzitutto ho scoperto con disappunto di non aver molta scelta sui treni: o prendo un Frecciargento che parte alle 17 e arriva alle 21 a Roma (per la modica cifra di 81€) oppure, ed è la soluzione che ho scelto, regionale veloce Bolzano-Bologna. E da lì, tra Frecciarossa, argento, IC, ecc, la scelta abbonda.
Scopro con terrore che la stazione di Bolzano è completamente all'aperto e con -2c° fuori non è il massimo aspettare il treno al gelo. Fortunatamente il binario è già segnato ed il treno è li su il binario, con il riscaldamento acceso, ad attendermi una buona mezz'ora prima dell'orario di partenza.
La stazione è bellissima: incastonata tra monti verdi con lo sfondo di montagne innevate. Una croce bianca troneggia sopra di esse e anche se appare minuscola da qui, sembra portare protezione e buona speranze per il viaggio ( e ciò detto da un agnostico part-time come il sottoscritto è tutto dire).
6 binari per il traffico civile ed i restanti 10/13 lasciati al traffico commerciale e notturno. Ma evidentemente ciò non basta: sulla A22 ho incontrato una miriade di camion da e per la Germania; qui il rapporto con il mondo tedesco è stretto. Tutto bilingue, tutto prima scritto, pensato, detto prima nella lingua di Goethe che in quella di Dante.
Perfino i ragazzi al bar parlano tedesco tra di loro ( e con queste prospettive economiche, chi può biasimarli?), ma il mio barlume di speranza è dato dal fatto che in ogni discussione da me origliata (si, lo sò sono passibile di stalking) un "ciao" finale o altre parole chiaramente italiane messe nel discorso per dargli un suono più delicato, erano sempre presenti.
Mentre scrivo un treno di Volkswagen nuove di zecche passa mi passa affianco, aggiungendo un tocco di moderna tecnologia al quadro paesaggistico della natura.
La città è bellissima, con dei portici che ricordano Bologna, ma più puliti, più ordinati. I ragazzi e ragazze sono tutti molti belli: un miscuglio tra l'alto e biondo del nord ma addolcito dall'Italianità dei loro volti nei quali si riconosce un tocco del nostro sole.
"Überschreiten der Geleise verboten" recita la scritta che dovrebbe significare il nostro più blando e permissivo "Vietato attraversare i binari" sebbene il significato sia il medesimo; ma noto che è vero il detto "tutto il mondo è paese", dato che anche qui la gente che attraversa fregandosene ce n'è e non credo che siano tutti discendenti di Masaniello. Naturalmente il treno parte in orario spaccato senza bisogno di rivolgermi al duce. (continua...)
giovedì 12 gennaio 2012
Appunti di viaggio - Parigi 2011 (III parte)
Musée des invalides,
Parigi 13 Agosto 2011, ore 13.00
La guerra non è onore nè eroismo: è solo sangue, lacrime e merda. Vedere la storia del mio paese qui rappresentata fatta di massacri, tiranni e guerre, che di grande non hanno nemmeno l'ombra, mi rende inquieto e riflessivo.
Pensare che ogni arma qui esposta, mappa, divisa abbia avuto il suo carico di morti e pianti di orfani e/o vedove non è una bella sensazione. Chi c'era in quella armatura? Chi ha visto come ultima immagine una bocca da fuoco di quel fucile ora esposto con la sua bella targhetta? Pensare che c'era un uomo dentro quel pettorale che è stato dilaniato insieme ai suoi sogni e alle sue speranze è qualcosa di orripilante...e non venite a parlarmi di onore.
Anche se ammetto che a vedere il ruolo degli Italiani nelle guerre francesi mi ha dato tal sentimento patriotico da stupido immaturo. Ma sono solo umano: se non lo fossimo tutti senza eccezione alcuna, non avremmo fatto tutte quelle guerre.
Parigi 13 Agosto 2011, ore 13.00
La guerra non è onore nè eroismo: è solo sangue, lacrime e merda. Vedere la storia del mio paese qui rappresentata fatta di massacri, tiranni e guerre, che di grande non hanno nemmeno l'ombra, mi rende inquieto e riflessivo.
Pensare che ogni arma qui esposta, mappa, divisa abbia avuto il suo carico di morti e pianti di orfani e/o vedove non è una bella sensazione. Chi c'era in quella armatura? Chi ha visto come ultima immagine una bocca da fuoco di quel fucile ora esposto con la sua bella targhetta? Pensare che c'era un uomo dentro quel pettorale che è stato dilaniato insieme ai suoi sogni e alle sue speranze è qualcosa di orripilante...e non venite a parlarmi di onore.
Anche se ammetto che a vedere il ruolo degli Italiani nelle guerre francesi mi ha dato tal sentimento patriotico da stupido immaturo. Ma sono solo umano: se non lo fossimo tutti senza eccezione alcuna, non avremmo fatto tutte quelle guerre.
Appunti di viaggio - Parigi 2011 (II parte)
Place d'Alésia,
XIV arrondissement ore 18.05
Mi godo un altro dei miei ormai innumerevoli caffè parigini. Sono circondato solo da francesi ed è cosi che voglio.
Non voglio essere l'ennesimo turista che "violenta" questa città, ma nemmeno esserne l'amate ormai indifferente al viso della sua maitresse, a causa degli anni passati insieme, cosa che pare essere la figura di ogni parigino fin'ora incontrato.
Parigi è come Roma, ma più funzionale, più fredda (o forse no?!). Facce multicolori passano intorno a me: belle, brutte, mai viste o forse nemmeno sognate. Frutta agli angoli delle strade, nonne francesi e badanti col velo che il venerdi stanno di riposo.
Ho comprato un libro in una delle librerie italiane di Parigi (La Libreria, 89 rue du fbg Poissonnière IX arrondissement, linea 7 della metro), ma sono dovuto andare molto a nord, perchè la principale era in ferie... s'intitola"Voyage en Ritalie". A quanto pare i francesi, oltre all'onnipresente Maçon, ci chiamano Ritals, una sorta di vocabolo che racchiude tutti coloro che sono d'origine italiana.
Non conoscendolo, attacco bottone con una bellissima ragazza sulla metro scoprendo non solo che è marocchina, con un bellissimo nome peraltro (dimenticato sfortunatamente, ma di cui ricordo ancora lei che mi spiega significare "luce" nella lingua di Ariosto), ma che parla anche un italiano decente. Con un pò di imbarazzo mi spiega che Ritals è la parola usata per intendere "quelle persone che si vestono in un certo modo, mangiano certe cose, e che hanno alcune caratteristiche fisiche...come i mediterranei". Tenta di superare la tensione con "Et vous Monsieur, vous venez d'où?" Gli rispondo con un sorriso: "Moi? je suis un Rital."
Superata la tensione con una risata, mi racconta che ha vissuto a Milano con il suo ex, marocchino anch'esso, e che adesso sta lavorando a Parigi in cerca di fortuna. E' cosi ridiamo e chiacchieriamo con i francesi che ci guardano con un pò di sorpresa e, forse in questo perenne silenzio metropolitano, invidia.
XIV arrondissement ore 18.05
Mi godo un altro dei miei ormai innumerevoli caffè parigini. Sono circondato solo da francesi ed è cosi che voglio.
Non voglio essere l'ennesimo turista che "violenta" questa città, ma nemmeno esserne l'amate ormai indifferente al viso della sua maitresse, a causa degli anni passati insieme, cosa che pare essere la figura di ogni parigino fin'ora incontrato.
Parigi è come Roma, ma più funzionale, più fredda (o forse no?!). Facce multicolori passano intorno a me: belle, brutte, mai viste o forse nemmeno sognate. Frutta agli angoli delle strade, nonne francesi e badanti col velo che il venerdi stanno di riposo.
Ho comprato un libro in una delle librerie italiane di Parigi (La Libreria, 89 rue du fbg Poissonnière IX arrondissement, linea 7 della metro), ma sono dovuto andare molto a nord, perchè la principale era in ferie... s'intitola"Voyage en Ritalie". A quanto pare i francesi, oltre all'onnipresente Maçon, ci chiamano Ritals, una sorta di vocabolo che racchiude tutti coloro che sono d'origine italiana.
Non conoscendolo, attacco bottone con una bellissima ragazza sulla metro scoprendo non solo che è marocchina, con un bellissimo nome peraltro (dimenticato sfortunatamente, ma di cui ricordo ancora lei che mi spiega significare "luce" nella lingua di Ariosto), ma che parla anche un italiano decente. Con un pò di imbarazzo mi spiega che Ritals è la parola usata per intendere "quelle persone che si vestono in un certo modo, mangiano certe cose, e che hanno alcune caratteristiche fisiche...come i mediterranei". Tenta di superare la tensione con "Et vous Monsieur, vous venez d'où?" Gli rispondo con un sorriso: "Moi? je suis un Rital."
Superata la tensione con una risata, mi racconta che ha vissuto a Milano con il suo ex, marocchino anch'esso, e che adesso sta lavorando a Parigi in cerca di fortuna. E' cosi ridiamo e chiacchieriamo con i francesi che ci guardano con un pò di sorpresa e, forse in questo perenne silenzio metropolitano, invidia.
martedì 10 gennaio 2012
Appunti di Viaggio - Parigi 2011
Parigi, Place de Vosges, 20 Agosto 2011, ore 16.01
Giornata di sole, il vento allieva da un caldo fuori posto qui a Parigi. Sto cercando di frequentare solo francesi e luoghi da essi frequentati. Ieri Canal St. Martin, oggi Place de Vosges, domani chissà...
Vedo, ascolto e parlo solo se mi và. E' un sogno.
Dinnanzi a me una ragazza bionda (bellissima) sul prato, legge Vogue e se ne frega di tutto il resto che avviene affianco a lei, a 30 km da qui, nel mondo. Non sta li con amici, non sta li perchè è di moda starci, non sta li per farsi notare: sta li e basta. E' contenta?
Non lo sò ma ispira calma e tranquillità.
Una coppia si bacia su una panchina: un classico, eppure qui anche il semplice diviene un qualcosa di magico che ti prende e ti trasporta via nella fantasia colorata di nero su pagine bianche vogliose di storie.
Uno sposo nero con la sua sposa bianca (battute facili a parte) sotto i portici a fare il servizio fotografico: da me sarebbe ancora impensabile
Il sole brucia ma non troppo, ragazzi e ragazze fanno il picnic, allegri senza bisogno di nulla, tranne di pane, formaggio, vino e WiFi offerto dal Mairie de Paris. (Continua....)
La bellezza
*Scritto di getto su una pagina del Financial Times mentre facevo colazione nel Costa coffee point di Earl's court road, London.
Per me rimane l'idea che, della bellezza, esista un concetto più grande ed espressivo della stessa rispetto ai luoghi comuni attraverso cui questa viene spesso rappresentata.
E' quella tipologia di sguardo che rivela un'anima che sa amare, volere bene e riprendere con forza la sua indipendenza.
Non è nè schiava, nè padrona, è....semplicemente bellissima. La ragazza bella ha labbra che ispirano sex appeal anche senza rossetto. E' profonda nei pensieri, come nello sguardo, senza mai cadere nell'abisso.
Bella, perchè basta sapere che esiste, respira, ama e forse sa amare come pochi, anche senza bisogno di uno scopo.
Cos'è che rende una ragazza bella?
Alcuni diranno il sorriso, altri gli occhi, i più diranno il fisico (dalla forma e/o grandezza di alcune zone). Per me rimane l'idea che, della bellezza, esista un concetto più grande ed espressivo della stessa rispetto ai luoghi comuni attraverso cui questa viene spesso rappresentata.
E' quella tipologia di sguardo che rivela un'anima che sa amare, volere bene e riprendere con forza la sua indipendenza.
Non è nè schiava, nè padrona, è....semplicemente bellissima. La ragazza bella ha labbra che ispirano sex appeal anche senza rossetto. E' profonda nei pensieri, come nello sguardo, senza mai cadere nell'abisso.
Bella, perchè basta sapere che esiste, respira, ama e forse sa amare come pochi, anche senza bisogno di uno scopo.
Iscriviti a:
Post (Atom)