Place d'Alésia,
XIV arrondissement ore 18.05
Mi godo un altro dei miei ormai innumerevoli caffè parigini. Sono circondato solo da francesi ed è cosi che voglio.
Non voglio essere l'ennesimo turista che "violenta" questa città, ma nemmeno esserne l'amate ormai indifferente al viso della sua maitresse, a causa degli anni passati insieme, cosa che pare essere la figura di ogni parigino fin'ora incontrato.
Parigi è come Roma, ma più funzionale, più fredda (o forse no?!). Facce multicolori passano intorno a me: belle, brutte, mai viste o forse nemmeno sognate. Frutta agli angoli delle strade, nonne francesi e badanti col velo che il venerdi stanno di riposo.
Ho comprato un libro in una delle librerie italiane di Parigi (La Libreria, 89 rue du fbg Poissonnière IX arrondissement, linea 7 della metro), ma sono dovuto andare molto a nord, perchè la principale era in ferie... s'intitola"Voyage en Ritalie". A quanto pare i francesi, oltre all'onnipresente Maçon, ci chiamano Ritals, una sorta di vocabolo che racchiude tutti coloro che sono d'origine italiana.
Non conoscendolo, attacco bottone con una bellissima ragazza sulla metro scoprendo non solo che è marocchina, con un bellissimo nome peraltro (dimenticato sfortunatamente, ma di cui ricordo ancora lei che mi spiega significare "luce" nella lingua di Ariosto), ma che parla anche un italiano decente. Con un pò di imbarazzo mi spiega che Ritals è la parola usata per intendere "quelle persone che si vestono in un certo modo, mangiano certe cose, e che hanno alcune caratteristiche fisiche...come i mediterranei". Tenta di superare la tensione con "Et vous Monsieur, vous venez d'où?" Gli rispondo con un sorriso: "Moi? je suis un Rital."
Superata la tensione con una risata, mi racconta che ha vissuto a Milano con il suo ex, marocchino anch'esso, e che adesso sta lavorando a Parigi in cerca di fortuna. E' cosi ridiamo e chiacchieriamo con i francesi che ci guardano con un pò di sorpresa e, forse in questo perenne silenzio metropolitano, invidia.
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