mercoledì 31 luglio 2013

Camminare per Corso della Repubblica

E' probabilmente una delle cose che ho fatto di più nella mia vita. Ho camminato in lungo e in largo per tutta la città, nel mio quartiere, sul lungomare del nostro territorio, per le sue vie meno conosciute... eppure rimane lui la meta preferita delle mie passeggiate.Sia che fosse affollato durante le domeniche d'autunno od i sabati di maggio che deserto nei lunedì d'inverno o d'agosto.




Vedere lo stesso posto in condizioni diversificate, in momenti diversi della giornata, oppure in compagnia di determinate persone, equivale a cercare di scoprirlo veramente. Un po' come cercava di fare Monet con la cattedrale di Rouen: la stessa immagine, lo stesso posto, lo stesso punto di vista. Cambiava “solo” la luce; ma quel “solo” cambiava il tutto. Cambiava l'umore del quadro, cambiava la sua stessa anima.






Difficilmente mi interesso ai negozi in sé, sebbene costituiscano la sola attrattiva per la maggior parte delle persone che si recano in centro. Mi interesso di più a chi li vive quei negozi: la commessa/studentessa che cerca di pagarsi il sabato sera la riconosci: la noia del lavoro e la sua fatica ancora non le ha ucciso la luce negli occhi di un week-end che presto arriverà e di un bacio che qualcuno (forse) le regalerà.
Poi c'è il barista “eterno bambino” quello che sebbene abbia moglie e figli ed un'età giusta per cominciare ad essere un po' saggio, continua a discorrere tranquillamente con i ragazzi di donne, calcio etc...insomma un classico per un libro di Stefano Benni.

Al di là della singola categoria delle persone c'è poi il segno dei tempi: commessi e padroni sempre impegnati a vendere ed a mercanteggiare sul prezzo, hanno lasciato spazio a figure annoiate dietro una scrivania, Facebook sullo schermo e sguardi vogliosi di un cliente che non entrerà fino ai saldi. Lasciando da parte il fatto che molte persone di Latina continuino ad entrerà in certe...”Boutique” poiché l'aver un maglione di un certo livello ha un peso maggiore dei debiti contratti: al fine sociale si sacrifica tutto.



Il tempo poi equivale ad un fattore indispensabile per scegliere il dove sedersi ad un caffè e leggere qualcosa o conversare. Se piove mi rifugio sotto i portici di Piazza S. Marco, a vedere il cielo grigio che si staglia nell'omonima piazza, oscurando la chiesa sullo sfondo e bagnando la scritta del giornale “Latina Oggi” (per capirci, quello che affermava che un ristorante sul lungomare fosse stato beccato dai Nas con 400 Kg di pesce andato a male: 400 kg). Se invece il cielo è limpido, non fa caldo, ed il sole che tramonta inonda di un arancione caldo tutto, allora mi siedo al Poeta (grande), primo tavolo a sinistra dalla porta che dà sulla piazza del Popolo: li due colonne di marmo non-più-bianco mi incorniciano la torre del municipio che diventa un quadro impressionista di rara bellezza.







Camminando puoi trovare di tutto. Quale che sia la cosa che cerchi, se ve ne è una in particolare, la troverai. Naturalmente non chiedete miracoli: non vi saranno principi azzurri o donne della vostra vita che si specchiano in una vetrina di scarpe, ma di sicuro riuscirete a trovare sorrisi amici e parole d'intesa.



Se avete tempo da (non) perdere, camminate per il Corso: non guardate le vetrine, ma le persone. Non guardate i portici, ma i palazzi che vi sorgono sopra: quanti ne vedrete per la prima volta?
Non prendete un caffè per risvegliarvi ma per conversare...anche con voi stessi.

Conversate con la vostra città: ha tanto da offrire, ma solo a quelli che cercano.





D'una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.” Italo Calvino – Le città invisibili



P.s. ad una mia lettrice del nord: hai visto che non lo cito più?

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