E' probabilmente una delle
cose che ho fatto di più nella mia vita. Ho camminato in lungo e in
largo per tutta la città, nel mio quartiere, sul lungomare del nostro territorio, per le sue vie meno conosciute... eppure rimane lui la
meta preferita delle mie passeggiate.Sia che fosse affollato durante le
domeniche d'autunno od i sabati di maggio che deserto nei lunedì
d'inverno o d'agosto.
Vedere lo stesso posto in condizioni diversificate, in momenti diversi della giornata, oppure in compagnia di determinate persone, equivale a cercare di scoprirlo veramente. Un po' come cercava di fare Monet con la cattedrale di Rouen: la stessa immagine, lo stesso posto, lo stesso punto di vista. Cambiava “solo” la luce; ma quel “solo” cambiava il tutto. Cambiava l'umore del quadro, cambiava la sua stessa anima.
Difficilmente mi interesso
ai negozi in sé, sebbene costituiscano la sola attrattiva per la
maggior parte delle persone che si recano in centro. Mi interesso di
più a chi li vive quei negozi: la commessa/studentessa che cerca di
pagarsi il sabato sera la riconosci: la noia del lavoro e la sua
fatica ancora non le ha ucciso la luce negli occhi di un week-end che
presto arriverà e di un bacio che qualcuno (forse) le regalerà.
Poi c'è il barista “eterno bambino” quello che sebbene abbia moglie e figli ed un'età giusta per cominciare ad essere un po' saggio, continua a discorrere tranquillamente con i ragazzi di donne, calcio etc...insomma un classico per un libro di Stefano Benni.
Poi c'è il barista “eterno bambino” quello che sebbene abbia moglie e figli ed un'età giusta per cominciare ad essere un po' saggio, continua a discorrere tranquillamente con i ragazzi di donne, calcio etc...insomma un classico per un libro di Stefano Benni.
Al di là della singola
categoria delle persone c'è poi il segno dei tempi: commessi e
padroni sempre impegnati a vendere ed a mercanteggiare sul prezzo,
hanno lasciato spazio a figure annoiate dietro una scrivania,
Facebook sullo schermo e sguardi vogliosi di un cliente che non
entrerà fino ai saldi. Lasciando da parte il fatto che molte persone
di Latina continuino ad entrerà in certe...”Boutique” poiché
l'aver un maglione di un certo livello ha un peso maggiore dei debiti
contratti: al fine sociale si sacrifica tutto.
Il tempo poi equivale ad
un fattore indispensabile per scegliere il dove sedersi ad un caffè
e leggere qualcosa o conversare. Se piove mi rifugio sotto i portici
di Piazza S. Marco, a vedere il cielo grigio che si staglia
nell'omonima piazza, oscurando la chiesa sullo sfondo e bagnando la
scritta del giornale “Latina Oggi” (per capirci, quello che
affermava che un ristorante sul lungomare fosse stato beccato dai Nas
con 400 Kg di pesce andato a male: 400 kg). Se invece il cielo è
limpido, non fa caldo, ed il sole che tramonta inonda di un arancione
caldo tutto, allora mi siedo al Poeta (grande), primo tavolo a
sinistra dalla porta che dà sulla piazza del Popolo: li due colonne
di marmo non-più-bianco mi incorniciano la torre del municipio che
diventa un quadro impressionista di rara bellezza.
Camminando puoi trovare di
tutto. Quale che sia la cosa che cerchi, se ve ne è una in
particolare, la troverai. Naturalmente non chiedete miracoli: non vi
saranno principi azzurri o donne della vostra vita che si specchiano
in una vetrina di scarpe, ma di sicuro riuscirete a trovare sorrisi
amici e parole d'intesa.
Se avete tempo da (non)
perdere, camminate per il Corso: non guardate le vetrine, ma le
persone. Non guardate i portici, ma i palazzi che vi sorgono sopra:
quanti ne vedrete per la prima volta?
Non prendete un caffè per risvegliarvi ma per conversare...anche con voi stessi.
Non prendete un caffè per risvegliarvi ma per conversare...anche con voi stessi.
Conversate con la vostra
città: ha tanto da offrire, ma solo a quelli che cercano.
“D'una
città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la
risposta che dà a una tua domanda.” Italo Calvino – Le città
invisibili
P.s. ad una mia lettrice del nord: hai visto che non lo cito più?
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