mercoledì 28 agosto 2013

Il "Fantasticare"

E' una delle cose più belle, sia che ci si trovi tra i banchi di scuola (dalle elementari alle superiori, chi non l'ha fatto?) che nella vita adulta : sogni di donne, vacanze, avventure e ricchezze hanno sempre animato la letteratura mondiale, da « Le mille e una notte » a « Robinson Crusoe ».

Come per tutti i concetti, tuttavia, sarà d'obbligo darne una definizione : quando io parlo del cosiddetto « Fantasticare », non parlo del semplice atto che spesso viene descritto come il sognare ad occhi aperti, tipico di ragazzi nullafacenti e/o di adulti eterni bambini. Né intendo tratteggiare il semplice atto di immaginare eventi di per sé irrealizzabili nella realtà; questi sono alcuni dei significati che si possono attribuire al termine, ma non sono sufficienti a racchiuderlo.

Il “Fantasticare” è l'atto di reinventare continuamente la realtà attraverso la combinazione dei suoi elementi più realistici. Non è il semplice atto di immaginare l'arrivo del principe azzurro o il possesso di una gamma di poteri fra i più spettacolari: questo è il tipo di fantasia più banale ed immaturo, tipico dei bambini (che eppure hanno così tanto da insegnarci!). Mi riferisco alla capacità – innata – di riuscire a creare una storia (verosimile) dalla semplice osservazione e constatazione degli elementi che ci circondano.


Datemi una leva e vi solleverò il mondo”, diceva Archimede, ebbene “Datemi dei soggetti e vi creerò una storia” possono dire coloro che posseggono questo nobile dono. Immaginate: prendere la realtà come palcoscenico, le persone come attori et voilà, si crea senza fatica una storia così bella, cosi facile che è tutto ciò che avreste sempre voluto. Piegare la realtà fino a farla divenire un'altra dimensione. Una dimensione in cui una persone, oppure tutte, potevano ritrovarsi. Oppure il contrario, cioè il creare una storia cosi deliberatamente falsa ma bella da divenire una favola come delle avventure fantastiche o l'onesta dei politici Italiani.
Mi ricordo con piacere alle medie un'esperienza unica: il compito a casa d'italiano, ovviamente non svolto, era la creazione di una breve storia a partire da due righe che il libro riportava. Riuscii, tenendo una pagina bianca dinnanzi a me, a creare una storia verosimile inventandola sul momento. Sarebbe stato un capolavoro se una mia compagna non avesse fatto la spia (grazie ancora Luisa!!).

Tuttavia questa capacità presenta anche dei problemi. Bisogna essere coscienti nell'utilizzarla: si può finire per amare di più le storie che si va a creare piuttosto che la realtà. Il mondo non corrisponde alle nostre aspettative e dunque ci si rifugia in un sogno, una parvenza di realtà: insieme a quella persona, in quello luogo, in quella condizione...si arriva perfino ad immaginare i sentimenti, facendoli divenire quello che non dovrebbero essere: emozioni nascoste nei meandri del nostro essere. Non condivisi con chi si dovrebbe.
Viceversa il “Fantasticare” può essere un'ancora, una salvezza a cui appigliarsi nei momenti più bui della nostra esistenza, quando le persone a te care se ne vanno per sempre, quando una persona amica ti tradisce, quando le reazioni non sono quelle che ti aspetti.
E' un dono che va saggiamente utilizzato, altrimenti ci si trasforma da utilizzatore a schiavo, ma non se ne può mai essere padrone.

Nessun commento:

Posta un commento

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.