Giovedì 22 Agosto 2013
Napoli Centrale, ore 10.09
E' successo! Per la prima volta nella mia vita ho assistito all'impensabile: un intercity di Trenitalia è arrivato in anticipo! Sarebbe giusto commuoversi?
Il problema è che adesso mi tocca aspettare gli altri seduto sulle panchine della stazione, vicino ad un signore che, apparentemente, è morto.
Intercity 702 dir. Latina , ore 20.02
Non scrivo mai quando visito un luogo: ciò gli toglierebbe la magia. Solo alla fine di una giornata, durante il (più o meno) lungo viaggio di ritorno, posso fare un conto delle esperienze fatte e cercare di tirare fuori qualche pensiero coerente.
Ed oggi voglio tirare le somme proprio su Napoli.
Su una città che forse tutti conoscono e che probabilmente ha un numero di difetti di gran lunga superiori alla maggior parte delle città europee; ma che ha di gran lunga molti più pregi di tante altre città europee, che si presentano immacolate, come vergini d'esperienza amorose.
La domanda che da un pò di tempo mi gira in testa è questa: Napoli sarebbe la stessa senza questi difetti a lei propri? Cioè, senza quel misto di anarchia, furbizia e mentalità tipica (che trasforma in arte ogni forma di arrangiarsi), vi sarebbero mai stati anche quei caratteri che la rendono così bella? *Una domanda che lascia da parte il Vesuvio e la tipica vista del golfo che, sebbene troppo abbiamo dato alla fantasia del mondo e ancora tanto hanno da inspirare, appartengono al patrimonio naturale...cioè una sorta di eredità spirituale.*
Parlo della Napoli della gente, del buon cibo (talmente buono da rendere ogni napoletano verace un filosofo seguace di una scuola rigida che arriva a vietare perfino la bufala sulla margherita), della cordialità senza fine alcuno e di un caffé che non ha rivali in alcun angolo del mondo. Ecco, questa città, esisterebbe anche senza la Napoli degli scippi, del caos, delle urla negli autobus (esperienza diretta), degli irriducibili senza casco, dei cani che cagano in strada e degli eterni disoccupati seduti agli angoli delle strade senza far nulla?
Forse si, ma sarebbe tutt'altra città.
Forse no e ci ritroveremmo una splendida perla nel mare: bella come poche, ma pur sempre una delle tante, frutto delle miriadi di conchiglie in grado di partorirle.
Forse, parafrasando un passo dei libri della Rowling "(...)nessuno dei due può esistere finché l'altro sopravvive(...). Cosicché ci troveremmo dinnanzi ad un equlibrio tanto paradossale quanto delicato: la fantasia che spinge a creare un'impresa dal nulla e la fà diventare un colosso nel mondo che conta forse non esisterebbe come la conosciamo, se non fosse in grado di farti apparire legittimo il fatto di pagare un tizio con un pappagallo il quale pesca bustine con i proverbi; attenzione non ho detto pagarlo per pietà, ho detto di pagarlo legittimamente (non mi chiedete come, è accaduto oggi e, no, non l'ho pagato).
Dovrei vivere a Napoli per capirla...ma se ci vivessi, conoscendomi, smetterei di amarla e mi verrebbe voglia di fuggire da quel caos. Voglia che si tramuterebbe in nostalgia...nostalgia di cosa non sò, forse del pappagallo. O forse del suo essere così indecifrabile come città: facile a certi giudizi negativi quanto ai giudizi positivi.
Di quelle che ti rimangono nella mente. Sempre.
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