domenica 26 ottobre 2014

Chi sono io?

Nota bene - L'idea di questo pezzo mi è venuta da un evento in particolare. Sabato sera passando per Via Neghelli (tanto siamo tutti lì) ho compiuto un atto nei confronti di una persona terza. Quel mio atto, di cui non parlerò perché non è importante, è stato letto in maniera totalmente diversa da due persone che non si conoscono tra di loro.


Chi sono io?
Un discorso così non ha nulla del filosofico ed empìreo che molti disprezzano come inutile.
Significa ragionare su di noi, come persone che convivono in un mondo fatto di una moltitudine di "io" che continua a perdere il concetto del "noi", tutti.
Ci preoccupiamo di quella che è la nostra apparenza, cancellando le foto che ci ritraggono come brutti, mettendo canzoni fiche e rinnegando i nostri gusti veri.
Siamo tolleranti nella sicurezza della nostra vetrina, ma razzisti da salotto.

Ma, dinnanzi a tutte queste pose di cartone fatte per piacere alle altre pose, chi siamo?



Mi chiamo Riccardo.
Il mio Io da chi è dettato?

Dalle gesta dei miei antenati?
Dal mio cognome Di Santo? Simbolo di orfanotrofio in Italia e di nobiltà in Francia.
Sono il discendente degno di eroici paladini, grandi nobili o coltivatori d'arance?
Se non c'è colpa, non ci può essere nemmeno merito dalle gesta di chi non potevamo controllare o seguire. Il figlio del nazista non può essere condannato al posto del padre, così come il nipote del crociato non può essere inneggiato al posto del nonno. Il passato di Roma come città imperiale non ha nulla a vedere con chi butta un pacchetto di sigarette vuote al ciglio del semaforo.

Sono la mia età anagrafica?
Venticinque anni non sono considerabili passaporto di una maturità misurata per sesso. Devo vedere uomini di 40 anni ancora bambini andare a letto con ragazze di 25 anni e vivere il disagio di una frequentazione basata su stereotipi di uomini infanti che ancora perdura nelle menti dei miei contemporanei?

Sono lo studio e la carriera fatta?
Come possono anni di libri e testi mettere tutti a loro agio a chiedermi, come se fosse una normalità, di quanti metri quadrati posso ampliare casa, quanto devo pagare di Tasi, come possono registrare le loro opere alla SIAE.
E non capire che non sei il detentore di tutte le risposte di tutte le questioni di diritto al mondo.

Sono le mie azioni?
Molti riducono il discorso a questo.
La mia vita come la somma delle mie azioni. Buone e cattive.
Ma non è davvero così. Ma quale azione? Di che cazzo stiamo parlando?
Di quelle che compio quando sono innamorato non esiste doppione in quelle che compio quando sono stressato e sotto la pioggia di febbraio.
Il giorno che aiuto la vecchietta a far montare la valigia sul treno per Roma sono Io? Un uomo educato e gentile? Oppure la mia presa in giro alla ragazza grassa con i pantaloni di pelle? Ignorante e cafone, senza degnarmi di pensare a che cosa va incontro quella persona ogni giorno per le sue scelte? E poi chi ti dice che anch'essa sia una brava ragazza?

Sono l'abbraccio che ho dato? Il bacio passionale che non ho regalato per paura di essere ricambiato? Chiediamo donne emancipate e uomini virili ma ci danniamo nel chiederci se ciò che facciamo è giusto e ben visto agli occhi degli altri.

Sono i consigli e l'amicizia che ho regalato? I cazzotti e le risposte argute che ho lanciato?
Sono ciò che dicono di me o quello che io penso di me stesso?

Mi chiamo Riccardo Di Santo, ho 25 anni e sono tutto quello che voi pensate di me. Perché io sono il tutto ed il nulla. Sono il ragazzo che amate, che odiate, che conoscete di vista o colui di cui non vi ricordate. Sono il maleducato che non saluta, l'accollo del saluto, il ragazzo acculturato che viaggia, l'ignorante che non conosce i libri di X, il francofono, lo snob, l'innamorato, lo stronzo.

Io sono tutto quello che voi vedete e, contemporanemente, ne sono la negazione.

Nessuno & centomila. Mai solamente uno.

Una realtà non ci fu data e non c'è, ma dobbiamo farcela noi, se vogliamo essere: e non sarà mai una per tutti, una per sempre, ma di continuo e infinitamente mutabile.
Luigi Pirandello

Dedicato a tutti coloro che pensano che non li saluto perché pensano che sia snob o maleducato, quando la realtà è che sono miope.

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