Perugia 21/10/2013
Piove, e la città è incastonata nella nebbia delle nuvole basse.
Mi trovo in un'accogliente camera d'albergo che affaccia su un
vicoletto dal sapore squisitamente duecentesco (per citare P.Daverio).
Se cerchi una città che ti faccia respirare aria da
medioevo, Perugia è il luogo adatto.
Certo, magari la pioggia
non aiuta a visitarla...ma non è un problema enorme. Dopo aver
passato un anno in Francia, sulla costa atlantica, posso dire con
tranquillità che ormai essa costituisce un fattore neutro. Una
volta, quando ero a Latina, non appena iniziava a fare due gocce, mi
mettevo a correre in cerca di riparo oppure aprivo l'ombrello; adesso
finché la pioggia non si trasforma in temporale, posso
tranquillamente conviverci. Anzi camminare sotto la pioggia tenue è
oggettivamente bello.
In città c'è “L'eurochocolate”,
evento annuale proposto ed organizzato per causare volontariamente
overdosi di cacao nelle persone vogliose di cioccolato (e ne conosco
un paio che agognerebbero tale morte).
Una persona superficiale si
fermerebbe solamente alle ricche bancarelle che ti accompagnano lungo
il corso, ma siccome oltre ad essere superficiale sono anche noioso,
non appena noto la Feltrinelli in pieno centro mi ci infilo dentro.
Ma dopo neanche 10 secondi che vi sono dentro ne esco impaurito: è
tutto uguale alla Feltrinelli di Latina (capitan ovvio). Tanta scelta, il settore
narrativa qui, quello della musica lì, libri messi in bella vista
per farsi ammirare come un concorso di bellezza di miss
agro(s)pontino. E' il terribile conformismo letterario di cui avevo
tanto sentito parlare. Una volta era bello trovare librerie nuove in
città diverse e assaporarne l'atmosfera, vederne le piccole
differenze...ora come una sorta di Mcdonalds della cultura, ovunque
tu vada in filiali di questa catena ti aspettano tanti
“McBestsellers” E' utile, è bello e facile comprare lì,
ma orribile allo stesso tempo.
Dopo soli pochi passi vedo che
si tratta di una città universitaria. Biblioteche umanistiche,
schede e sconti studenteschi, ragazzi che prendono l'aperitivo (o una
tazza di cioccolata Eraclea) con ancora le borse stracolme di libri a
tracolla.
Sono arrivato a Perugia per un paio di faccende
abbastanza stressanti, roba di due giorni, ma sempre stressanti; mi immergo
volontariamente nella frenesia del turismo Last minute.
La città è incantevole ed è abituata a questi viaggiatori veloci,
mi perdonerà (spero).
Bevo una tazza di thè in uno dei pochi bar
storici che sono sopravvissuti alla crisi. Parlando con un Latinense
che ormai vive e lavora lì da anni, vengo a sapere che, dei molti negozi e bar
antichi che una volta contornavano la città vecchia, ormai pochi ne
rimangono. Talvolta nascondendo il loro fallimento dietro un laconico
cartello con su scritto “Ferie”. Mentre bevo e rifletto sulla
città, alla tavola affianco a me arriva un quartetto di ultra
ottantenni inglesi (hanno un accento terribile seppur originale nel
mondo anglosassone). Mi squadrano per bene e iniziano a parlottare
sugli Italiani, su come siano sempre smargiassi e in tiro, vestendo
la maschera dell'eleganza per coprire il nostro declino inesorabile. (...)
Un grifone ed un leone mi guardano con
orgoglio dal palazzo dei priori , copie dell'originale coppia che si trova
all'interno. Si stagliano nella luce del faro e nella leggera pioggia
che cade. E' bello, dannatamente bello.
Vedi Perugia è la storia
allo stato puro. Certo, non è la “grande” storia: non ha la
facciata rinascimentale di Firenze, la potenza mercantile di Venezia
o l'eternità di Roma. Perugia è il ritratto più accurato della
storia comunale d'Italia, o perlomeno il più verosimile che ho visto. E' il
ritratto ideale di quella vita quotidiana del tardo medioevo fatto di
speziali, fabbri, uffici del potere legale, civile e del potere
ecclesiastico. E così com'era viva 800 anni fa, è viva oggi. Gli
studenti che bevono birra al frumento sotto gli archi secolari, i
piccoli chioschi che vendono cioccolato nelle viuzze della città
vecchia...non fanno altro che rivivere cose già vissute secoli
prima.
Ed in fondo, tra una pralina lì ed un suonatore di
strada là, lo sanno tutti.
Fumando sulla terrazza che si
affaccia sulla campagna illuminata dalle luci, sorrido tra me e me: è
quasi l'1 di notte, il tabacco mi brucia nei polmoni e ripenso alle vicende
che mi hanno portato qui. E rido di gusto, perché anche se non è
stata perfetta, la mia vita è senza dubbio qualcosa di
imprevedibile. Come un puzzle incompleto.
La vecchia con il
cane scappa impaurita da questo pazzo che ride da solo all'una di
notte.
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