Musée des invalides,
Parigi 13 Agosto 2011, ore 13.00
La guerra non è onore nè eroismo: è solo sangue, lacrime e merda. Vedere la storia del mio paese qui rappresentata fatta di massacri, tiranni e guerre, che di grande non hanno nemmeno l'ombra, mi rende inquieto e riflessivo.
Pensare che ogni arma qui esposta, mappa, divisa abbia avuto il suo carico di morti e pianti di orfani e/o vedove non è una bella sensazione. Chi c'era in quella armatura? Chi ha visto come ultima immagine una bocca da fuoco di quel fucile ora esposto con la sua bella targhetta? Pensare che c'era un uomo dentro quel pettorale che è stato dilaniato insieme ai suoi sogni e alle sue speranze è qualcosa di orripilante...e non venite a parlarmi di onore.
Anche se ammetto che a vedere il ruolo degli Italiani nelle guerre francesi mi ha dato tal sentimento patriotico da stupido immaturo. Ma sono solo umano: se non lo fossimo tutti senza eccezione alcuna, non avremmo fatto tutte quelle guerre.
"Sono le parole più silenziose, quelle che portano la tempesta. Pensieri che incedono con passi di colomba guidano il mondo." F. Nietzsche
giovedì 12 gennaio 2012
Appunti di viaggio - Parigi 2011 (II parte)
Place d'Alésia,
XIV arrondissement ore 18.05
Mi godo un altro dei miei ormai innumerevoli caffè parigini. Sono circondato solo da francesi ed è cosi che voglio.
Non voglio essere l'ennesimo turista che "violenta" questa città, ma nemmeno esserne l'amate ormai indifferente al viso della sua maitresse, a causa degli anni passati insieme, cosa che pare essere la figura di ogni parigino fin'ora incontrato.
Parigi è come Roma, ma più funzionale, più fredda (o forse no?!). Facce multicolori passano intorno a me: belle, brutte, mai viste o forse nemmeno sognate. Frutta agli angoli delle strade, nonne francesi e badanti col velo che il venerdi stanno di riposo.
Ho comprato un libro in una delle librerie italiane di Parigi (La Libreria, 89 rue du fbg Poissonnière IX arrondissement, linea 7 della metro), ma sono dovuto andare molto a nord, perchè la principale era in ferie... s'intitola"Voyage en Ritalie". A quanto pare i francesi, oltre all'onnipresente Maçon, ci chiamano Ritals, una sorta di vocabolo che racchiude tutti coloro che sono d'origine italiana.
Non conoscendolo, attacco bottone con una bellissima ragazza sulla metro scoprendo non solo che è marocchina, con un bellissimo nome peraltro (dimenticato sfortunatamente, ma di cui ricordo ancora lei che mi spiega significare "luce" nella lingua di Ariosto), ma che parla anche un italiano decente. Con un pò di imbarazzo mi spiega che Ritals è la parola usata per intendere "quelle persone che si vestono in un certo modo, mangiano certe cose, e che hanno alcune caratteristiche fisiche...come i mediterranei". Tenta di superare la tensione con "Et vous Monsieur, vous venez d'où?" Gli rispondo con un sorriso: "Moi? je suis un Rital."
Superata la tensione con una risata, mi racconta che ha vissuto a Milano con il suo ex, marocchino anch'esso, e che adesso sta lavorando a Parigi in cerca di fortuna. E' cosi ridiamo e chiacchieriamo con i francesi che ci guardano con un pò di sorpresa e, forse in questo perenne silenzio metropolitano, invidia.
XIV arrondissement ore 18.05
Mi godo un altro dei miei ormai innumerevoli caffè parigini. Sono circondato solo da francesi ed è cosi che voglio.
Non voglio essere l'ennesimo turista che "violenta" questa città, ma nemmeno esserne l'amate ormai indifferente al viso della sua maitresse, a causa degli anni passati insieme, cosa che pare essere la figura di ogni parigino fin'ora incontrato.
Parigi è come Roma, ma più funzionale, più fredda (o forse no?!). Facce multicolori passano intorno a me: belle, brutte, mai viste o forse nemmeno sognate. Frutta agli angoli delle strade, nonne francesi e badanti col velo che il venerdi stanno di riposo.
Ho comprato un libro in una delle librerie italiane di Parigi (La Libreria, 89 rue du fbg Poissonnière IX arrondissement, linea 7 della metro), ma sono dovuto andare molto a nord, perchè la principale era in ferie... s'intitola"Voyage en Ritalie". A quanto pare i francesi, oltre all'onnipresente Maçon, ci chiamano Ritals, una sorta di vocabolo che racchiude tutti coloro che sono d'origine italiana.
Non conoscendolo, attacco bottone con una bellissima ragazza sulla metro scoprendo non solo che è marocchina, con un bellissimo nome peraltro (dimenticato sfortunatamente, ma di cui ricordo ancora lei che mi spiega significare "luce" nella lingua di Ariosto), ma che parla anche un italiano decente. Con un pò di imbarazzo mi spiega che Ritals è la parola usata per intendere "quelle persone che si vestono in un certo modo, mangiano certe cose, e che hanno alcune caratteristiche fisiche...come i mediterranei". Tenta di superare la tensione con "Et vous Monsieur, vous venez d'où?" Gli rispondo con un sorriso: "Moi? je suis un Rital."
Superata la tensione con una risata, mi racconta che ha vissuto a Milano con il suo ex, marocchino anch'esso, e che adesso sta lavorando a Parigi in cerca di fortuna. E' cosi ridiamo e chiacchieriamo con i francesi che ci guardano con un pò di sorpresa e, forse in questo perenne silenzio metropolitano, invidia.
martedì 10 gennaio 2012
Appunti di Viaggio - Parigi 2011
Parigi, Place de Vosges, 20 Agosto 2011, ore 16.01
Giornata di sole, il vento allieva da un caldo fuori posto qui a Parigi. Sto cercando di frequentare solo francesi e luoghi da essi frequentati. Ieri Canal St. Martin, oggi Place de Vosges, domani chissà...
Vedo, ascolto e parlo solo se mi và. E' un sogno.
Dinnanzi a me una ragazza bionda (bellissima) sul prato, legge Vogue e se ne frega di tutto il resto che avviene affianco a lei, a 30 km da qui, nel mondo. Non sta li con amici, non sta li perchè è di moda starci, non sta li per farsi notare: sta li e basta. E' contenta?
Non lo sò ma ispira calma e tranquillità.
Una coppia si bacia su una panchina: un classico, eppure qui anche il semplice diviene un qualcosa di magico che ti prende e ti trasporta via nella fantasia colorata di nero su pagine bianche vogliose di storie.
Uno sposo nero con la sua sposa bianca (battute facili a parte) sotto i portici a fare il servizio fotografico: da me sarebbe ancora impensabile
Il sole brucia ma non troppo, ragazzi e ragazze fanno il picnic, allegri senza bisogno di nulla, tranne di pane, formaggio, vino e WiFi offerto dal Mairie de Paris. (Continua....)
La bellezza
*Scritto di getto su una pagina del Financial Times mentre facevo colazione nel Costa coffee point di Earl's court road, London.
Per me rimane l'idea che, della bellezza, esista un concetto più grande ed espressivo della stessa rispetto ai luoghi comuni attraverso cui questa viene spesso rappresentata.
E' quella tipologia di sguardo che rivela un'anima che sa amare, volere bene e riprendere con forza la sua indipendenza.
Non è nè schiava, nè padrona, è....semplicemente bellissima. La ragazza bella ha labbra che ispirano sex appeal anche senza rossetto. E' profonda nei pensieri, come nello sguardo, senza mai cadere nell'abisso.
Bella, perchè basta sapere che esiste, respira, ama e forse sa amare come pochi, anche senza bisogno di uno scopo.
Cos'è che rende una ragazza bella?
Alcuni diranno il sorriso, altri gli occhi, i più diranno il fisico (dalla forma e/o grandezza di alcune zone). Per me rimane l'idea che, della bellezza, esista un concetto più grande ed espressivo della stessa rispetto ai luoghi comuni attraverso cui questa viene spesso rappresentata.
E' quella tipologia di sguardo che rivela un'anima che sa amare, volere bene e riprendere con forza la sua indipendenza.
Non è nè schiava, nè padrona, è....semplicemente bellissima. La ragazza bella ha labbra che ispirano sex appeal anche senza rossetto. E' profonda nei pensieri, come nello sguardo, senza mai cadere nell'abisso.
Bella, perchè basta sapere che esiste, respira, ama e forse sa amare come pochi, anche senza bisogno di uno scopo.
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